venerdì 27 ottobre 2023
lunedì 23 ottobre 2023
Cerano d'Intelvi 22 ottobre 2023
Ieri, 22 ottobre, a Cerano d'Intelvi. Grazie della bella giornata ad Andrea Priori e al comune di Cerano. Miriam e Mariangela
venerdì 20 ottobre 2023
“L’ALTRO IO” Romanzo dallo “sguardo tagliente verso la società” di Miriam Ballerini di Vincenzo Capodiferro
“L’ALTRO IO”
Romanzo dallo “sguardo tagliente verso la società” di Miriam Ballerini
Conosciamo Miriam Ballerini da anni, eppure non la conosciamo a fondo: sempre ci commuove con le sue opere di narrativa sociale sorprendenti ed autentiche. Nessuno può conoscere l’altro pienamente, come ci insegna stesso ella. Eppure, per descrivere la sua persona, brevemente prendiamo a prestito le medesime espressioni, tratte dal suo nuovo romanzo “L’altro io. Storia del mostro delle lacrime”, edito da Kimerik, nel 2023: «Per conoscere a fondo uno scrittore non si deve far caso alle parole che dice, ma a quelle che scrive. Immancabilmente, chi fa questo mestiere, si nasconde là: in mezzo alle righe, alle opinioni, ai sogni mancati. Miriam Ballerini scrive fin da quando era una ragazzina di dodici anni. Il primo romanzo lo scrive a quattordici; eppure, non ha mai pensato, allora, di fare da grande la scrittrice. Voleva diventare un veterinario e specializzarsi in erpetologia. Finora ha pubblicato nove romanzi, di cui due adottati come libri di testo nelle scuole superiori, una raccolta di poesie e un manuale di scrittura creativa, che ricalca le orme di un corso che ha tenuto per una scuola professionale. Ha ottenuto tanti riconoscimenti, alcuni così inaspettati e, proprio per questo, più preziosi». A volte è vero il contrario: nella scrittura lo scrittore si nasconde, sogna, proietta, rivive. Questo nascondimento è il mascheramento di Pirandello. Siamo maschere più o meno folli, al limite freudiano della normalità. Chi è quest’alter ego che sempre ci tormenta? I romanzi di Miriam hanno un lacerante taglio psicologico. L’alter ego sempre ci accompagna, perché in fondo il primo altro è proprio l’io. Dobbiamo sempre, volenti o nolenti, confrontarci con noi stessi. Siamo sempre davanti a noi, come uno specchio, che, se anche venisse frantumato in mille pezzi, ogni minimo brandello rifletterebbe la propria immagine. E il nostro io è, prendendo a prestito un’espressione dei mistici tedeschi, un “abisso di volontà che confina con l’Assoluto”. In questo infinito oceano, ove con leopardiana memoria, è “dolce naufragar”, c’è una parte più chiara ed una più oscura, una radice del male. Ognuno di noi in fondo è tigre-gazzella, come nell’immagine di Miriam. Uccidendo l’altro uccidiamo noi stessi. Ogni omicidio è di per sé suicidio e non solo il contrario. L’abisso della nostra volontà ha un fondo malvagio, non la Volontà dell’Assoluto, come credeva Schelling. Senza scomodare Freud: siamo degli iceberg, la cui parte maggiore è sepolta sotto l’onda di tale abisso. Chi è l’altro io? Ognuno di noi! Risponde: «Di sicuro l’altro io è anche uno sguardo tagliente sulla nostra società. Dove ogni angolo voltato nasconde una sorpresa. O, perché no, potresti essere proprio tu. Tu che stai col naso infilato fra queste righe, pensando: “Ma che accidenti sta blaterando?”».
Tutta la trama del romanzo parte da un caso:
«Il PM alzò la voce. «Come si dichiara?»
«Colpevole».
«Lucas Comaschi è lei l’omicida di queste quattro ragazze e l’aggressore delle altre due?» gli mise davanti le fotografie delle donne uccise e delle due superstiti, snocciolandone i nomi.
«Sì». Non le degnò di uno sguardo».
È uno dei tanti casi di serial killer. La storia di Lucas, deuteragonista del romanzo ci è raccontata dalla vera protagonista: la giornalista Nicla. Nicla è l’alter ego di Miriam, attenta sempre alle esigenze sociali. Nicla si dedica da tempo a seguire tutti i casi di omicidio attribuiti a Lucas e scrive un libro su tutte le vicende legate al serial killer. Si reca più volte nelle carceri ad intervistarlo, sente i parenti delle vittime. Il libro è uno specchio della nostra società: sono riportati personaggi e scene comuni. Tra vittima e carnefice si instaura spesso uno strano rapporto: è lo stesso rapporto di Eros che si configura in Thanatos. La narrativa balleriniana segue il canone naturalistico e quasi neo-positivista, che già aveva caratterizzato le esperienze di un Zola. C’è una venatura di verismo, tutto italiano, di un pessimismo di fondo. Come guarire il male dell’universo? Il male cova nel mondo spirituale e si riflette in quello materiale. Il tema del male sociale va ricollegato inevitabilmente al problema della teodicea: Si Deus est unde malum, si non est unde bonum? Anche in questo romanzo la scrittrice, sempre attenta alle problematiche sociale e psicologiche, cerca di esprimere la realtà in modo oggettivo e impersonale, lasciando la parola al fatto stesso e mettendo in evidenza il degrado e le ingiustizie sociali, senza voler esprimere un giudizio morale a carico degli operatori di iniquità. Spesso i carnefici sono più vittime del male che le stesse vittime. E per quanto si possano ricercare le radici di questo male sociale, nei tralci del determinismo psichico, ci si accorge che esiste anche una trascendenza spirituale dello stesso “male di vivere”. La stessa esistenza è un male, diceva Kierkegaard. Siamo tutti impastati di questa parte oscura, che si manifesta più o meno chiaramente in ogni psiche. La serialità trova spunto nel meccanismo di aggressività primitiva che caratterizzava l’essere animale primitivo nel suo atavico problema di sopravvivenza, di oralità divorante. Curando il male sociale si cura anche quello individuale: questo è il messaggio profondo che Miriam vuole comunicarci.
Vincenzo Capodiferro
mercoledì 18 ottobre 2023
lunedì 9 ottobre 2023
Recensione di Marcello Sgarbi
Miriam Ballerini
L’altro io - (Casa Editrice Kimerik)
Collana: Percorsi
Formato: Brossura
ISBN: 9791254664988
Pagine: 406
Gli scrittori che hanno affrontato la tematica dei serial killer sono parecchi.
A partire dall’antesignano Shane Stevens con Io ti troverò - che fra gli altri ha influenzato James Ellroy e John Connolly - da cui Stephen King ha tratto ispirazione per scrivere La metà oscura, romanzo che sviscera la personalità scissa di Thad Beaumont e di George Stark, la sua metà malata. Si può continuare con Thomas Harris e due suoi libri diventati ormai un culto – Drago Rosso e Il silenzio degli innocenti – con Jeffery Deaver e Il collezionista di ossa o con Marcel Montecino e Croci sul muro, pubblicato da Interno Giallo Mondadori e purtroppo oggi fuori catalogo. O ancora, con James Ellroy e Le strade dell’innocenza. In Italia, esempi illustri sono quelli di Carlo Lucarelli (Almost blue), Claudio Camarca (Ordine pubblico) e Donato Carrisi (L’uomo nel labirinto). Una citazione a parte merita poi American Psycho di Bret Easton Ellis, così cinico e truce da fare invidia all’Anthony Burgess di Un’arancia a orologeria.
In tutti questi casi – a eccezione di American Psycho, nel quale l’assassino seriale si racconta in prima persona – gli autori snodano le loro trame nel percorso di indagine e di caccia del detective di turno, verso la cattura dell’omicida. In L’altro io, invece, l’autrice - tenutaria di questo blog – ci svela da subito l’identità di Lucas, coprotagonista del romanzo insieme a Nicla, la sua antagonista.
La donna, una giovane giornalista e scrittrice in cui viene immediato riconoscere la proiezione autobiografica di Miriam Ballerini, muove la sua ricerca delle motivazioni che spingono al male attraverso il coraggioso confronto con quello che in L’altro io viene definito “il mostro delle lacrime”. Intense le pagine in cui Nicla incontra Lucas in carcere, sembrano riecheggiare i colloqui fra Clarice Sterling e Hannibal Lecter in Il silenzio degli innocenti.
Del vissuto quotidiano di Nicla, divisa fra l’adorato figlio Tommaso, il lavoro e la sua personale indagine, fanno parte anche i rapporti della protagonista con le vittime di Lucas e le relazioni affettive famigliari e amicali intessute dalla donna, attraverso cui l’autrice allarga il nostro sguardo a comprendere fenomeni e comportamenti sociali: il razzismo, il buonismo, il pietismo. E ci riesce con abilità anche attraverso personaggi solo in apparenza secondari, come il barbone Amelio e il suo pupazzo Manlio.
L’altro io è un romanzo teso e vibrante, ma è anche una fotografia della società attuale, una dimensione del resto sempre presente nei libri di Miriam Ballerini. Così come è una costante la ricchezza di paragoni e metafore ispirate al mondo della natura, una cifra stilistica tipica dell’autrice, che in questo a volte mi ricorda Susanna Tamaro.
In perfetto equilibrio fra emozione e ragione, L’altro io è ben risolto anche nella trattazione degli argomenti più “tecnici”. Lo si coglie per esempio nel dialogo fra Nicla e Speranza Loi, una pagina che non ha niente da invidiare a giallisti documentati in patologia criminale e linguaggio scientifico come Patricia Cornwell, Kathy Reichs o Jeffery Deaver.
A differenza di questi scrittori, però – a tratti farraginosi – uno dei meriti di Miriam Ballerini è quello di affrontare aspetti impegnativi con lo stesso stile piano e discorsivo che riserva al resto della narrazione.
L’altro io avvince e coinvolge, ed è insieme un romanzo coraggioso perché ci porta a riflettere sul contatto diretto con la sofferenza – vedi l’esperienza del carcere, che l’autrice ha voluto vivere personalmente – e sul potenziale atteggiamento rivolto alla vendetta che fa parte di ognuno di noi, nel nostro istintivo identificarci con le vittime di crimini.
E infine sul perdono, rarissimo in chi ha subìto violenze. In questo senso, se devo pensare a dei precedenti, gli unici esempi che mi vengono in mente sono quelli della strage di Erba, in cui Carlo Castagna – morto qualche anno fa – ha perso la figlia Raffaella e il nipotino Youssef. O di Giovanni Bachelet, che ha perdonato le Brigate Rosse di avere ucciso suo padre Vittorio, giurista, uomo politico e docente universitario. O ancora di Rosaria Costa, vedova di uno degli agenti di scorta a Giovanni Falcone nella strage di Capaci, che sembra ancora di sentire gridare:
“Io vi perdono, ma voi vi dovete pentire!”.
In definitiva, L’altro io non può che appassionare, perché è un romanzo sul Bene e sul Male, le due grandi forze fra le quali oscilla tutta la nostra esistenza.
Credo non ci sia di meglio che esprimere questo pensiero con le stesse parole usate da Miriam Ballerini, nel rivolgersi al lettore negli intermezzi di questo suo nuovo libro: “Forse siete abituati a leggere di storie in cui i buoni sono buoni, i cattivi sono cattivi; ma io vi racconto di storie di vita. Solo nei libri, appunto, si trovano distinzioni così nette; nella realtà tutti siamo buoni e tutti sappiamo essere cattivi”.
“Nessuno ti rivela che prima o poi ti sporcherai, che qualche volta non ci sarà abbastanza sapone per lavare via la lordura. E di certo nessuno ti dirà mai che è meglio quella macchia che rovina l’insieme, su una superficie pulita, piuttosto di un pavimento su cui, per muoverti, hai bisogno delle pattine per non rovinarlo”.
“Cosa vuoi che vada bene a gente così? Ci sono persone alle quali tasti il polso e trovi solo silenzio”.
“Nella vita reale niente era semplice; le scelte non erano solamente due: bianco o nero? Le nuance fra le quali scegliere erano molteplici. La gente spesso aveva quella visione del mondo semplicistica, di voler etichettare a ogni costo gli altri: questo è bello, questo è brutto. Quello è un drogato, lei una puttana… dare solo il titolo non spiega mai la trama. Solo quando ci si sforza di conoscere le storie degli altri, si dona il senso alla storia intera”.
“Il tavolo accanto al loro venne occupato da un uomo e da una donna. Parlavano di femminicidio. A un certo punto, l’uomo, alzò la voce per farsi sentire bene da tutti i presenti: ‘Certo che, per una donna, è meglio morire per mano di un italiano che non essere violentata da un negrone’. Alcuni, dai tavoli vicini, annuirono. Nicla e una ragazza seduta poco più in là, si fissarono basite. Di fronte a un tale discorso pieno di paradossi, talmente intriso d’ignoranza che fioriva macchie d’umidità sul tessuto su cui veniva ricamata, non c’erano parole. Forse meritava solo il silenzio: quello della morte delle pari opportunità, dell’uguaglianza, dell’umanità. Perché tutto questo, d’un solo colpo, era stato sepolto con poche badilate”.
© Marcello Sgarbi
giovedì 5 ottobre 2023
“L'altro io” di Miriam Ballerini – Casa editrice Kimerik Marco Salvario
“L'altro io” di Miriam Ballerini – Casa editrice Kimerik
Marco Salvario
In questo mondo decadente in cui spesso i libri riflettono il nulla di una società dove leggere è troppo faticoso, l'attenzione è esile, la cultura è un lusso inutile, il cervello non va usato per non consumarlo, la realtà è virtuale, il diverso e il fragile sono bersagli contro cui sfogare la propria noia rabbiosa, chi non è connesso 24 ore su 24 è out, i sentimenti sono sciocchezze patetiche, non si sa meditare sulla natura umana, avere valori è anacronistico, in questo mondo e in questa società dove tutto inizia e finisce nell'io, un io arido e pigro che delega all'influencer di turno la propria vita, leggere i libri di Miriam Ballerini apre il cuore e la mente, è come respirare l'ossigeno delle montagne per chi viva tutta la sua vita in città inquinate.
Ovviamente questo vale per chi sa e vuole ancora leggere, fare tesoro dei pensieri, condividendoli o mettendoli in discussione, ma comunque sempre affrontando le tematiche con onestà e saggezza. Miriam Ballerini non scrive per divertire, scrive per riflettere sulla società e su quel maledetto io gonfio di pretese e pregiudizi, che vive dentro ognuno di noi. Un io che ha più sfaccettature, privato e pubblico, bene e male, ma mai bene assoluto o male assoluto.
Voglio svelare pochissimo sulla trama dell'ultima fatica di questa premiatissima scrittrice lariana, L'altro io:
La giovane giornalista Nicla, madre di un figlio concepito quando aveva solo sedici anni e che ha imposto un segno diverso alla sua vita, sta scrivendo un libro su un serial killer, un mostro, e si documenta incontrandolo in carcere e parlando con le famiglie che i suoi delitti hanno devastato. Una sfida dolorosa e pericolosa per la ragazza quella di affrontare un uomo intelligente e spietato, che sa colpire i punti deboli delle persone, mentre lei è sensibile, attenta a cercare di capire e aiutare le persone che incontra, prima su tutte suo figlio Tommaso, poi i suoi genitori, i colleghi, gli uomini che ama, gli inquilini del suo condominio e, ovviamente, le vittime del mostro e il mostro stesso.
La storia di Nicla è un percorso durante il quale Miriam Ballerini ci prende per mano e ci conduce a vedere e vivere con la sua protagonista tanti avvenimenti di cui, con poche differenze, spesso abbiamo avuto anche noi esperienza nella nostra vita reale, perché così sono gli uomini e così è la nostra società. Situazioni davanti alle quali forse abbiamo chiuso gli occhi o, pur tenendoli aperti, non abbiamo voluto e saputo metterci in gioco.
La storia è ambientata tra il 2018 e il 2019, anni tristi di cui molti episodi tragici e violenti sono ricordati nel racconto, ma è storia vera oggi come allora e lo sarà, purtroppo, ancora domani.
Quando si chiuderà L'altro io, dopo essere arrivati all'ultima pagina, e nessuno si fermerà prima di arrivare alla fine, quello che il lettore porterà con sé è la felicità di avere vissuto un'avventura non pirotecnica e gonfia di effetti speciali, ma vera, umana, che lo avrà coinvolto profondamente.
Ho scritto “umana”, e di questa umanità che deve essere il cemento della nostra società, che non è buonismo, che non è utopia, Miriam Ballerini è la scrittrice italiana più impegnata e convincente.