https://www.ecodipavia.it/2023/12/27/miriam-ballerini/?fbclid=IwAR1A5txAIsooPN8AGWPaU5khT0WV3CyRJGLA0xeXh5f2bt6JnpXit1JO7cE
Grazie a Manuela Montemezzani e a L'eco di Pavia e L'eco di Savona.
Grazie a Manuela Montemezzani e a L'eco di Pavia e L'eco di Savona.
BIANCO
Adoro l'assenza di tinta
della neve, della nebbia.
A occhi bambini, colmare le pupille
seguendone la discesa,
il delicato appoggio.
Il fiato trattenuto quasi e non volerne
disturbare il deposito.
Vorrei che tutto fosse così semplice.
Così puro, così velato e candido.
Che la prima neve zittisse sotto
il suo peso, le voci della guerra;
delle corazze per tener distanti gli altri.
Vorrei che uno spazzaneve
a sbuffo spavaldo,
sotterrasse fino al disgelo
chi shakera le folle
per mantenere quel gradino
di folle potere.
Vorrei uno schermo che celi fra la nebbia
le pantomime patetiche di chi sui social
lotta per difendere idee non sue,
ma inculcate da abili registi.
O forse vorrei solamente restare
seduta, dietro a un vetro.
A guardare il film senza interruzione
della neve che impatta
sulle nostre mostruosità.
© Miriam Ballerini
Ecco le ultime novità: il romanzo è stato inviato alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze Ufficio deposito legale - Biblioteca Nazionale Centrale di Roma Ufficio deposito legale – Biblioteca Centrale della regione siciliana Palermo ufficio deposito legale – Biblioteca regionale universitaria Messina ufficio deposito legale -
https://www.facebook.com/media/set/?vanity=CasaEditriceKimerik&set=a.861046719357390
Presentazione al CCR di Monza di "Come impronte nella neve".
Si è parlato di rispetto, di umanità, di femminicidio...La prossima settimana sarò a Monza, non per presentare L'altro io, bensì Come impronte nella neve! Vi aspetto!!
10 novembre presentazione de L'altro io a UIC Como. Una bellissima giornata!! Ricca di emozioni e di tanta curiosità.
Romanzo dallo “sguardo tagliente verso la società” di Miriam Ballerini
Conosciamo Miriam Ballerini da anni, eppure non la conosciamo a fondo: sempre ci commuove con le sue opere di narrativa sociale sorprendenti ed autentiche. Nessuno può conoscere l’altro pienamente, come ci insegna stesso ella. Eppure, per descrivere la sua persona, brevemente prendiamo a prestito le medesime espressioni, tratte dal suo nuovo romanzo “L’altro io. Storia del mostro delle lacrime”, edito da Kimerik, nel 2023: «Per conoscere a fondo uno scrittore non si deve far caso alle parole che dice, ma a quelle che scrive. Immancabilmente, chi fa questo mestiere, si nasconde là: in mezzo alle righe, alle opinioni, ai sogni mancati. Miriam Ballerini scrive fin da quando era una ragazzina di dodici anni. Il primo romanzo lo scrive a quattordici; eppure, non ha mai pensato, allora, di fare da grande la scrittrice. Voleva diventare un veterinario e specializzarsi in erpetologia. Finora ha pubblicato nove romanzi, di cui due adottati come libri di testo nelle scuole superiori, una raccolta di poesie e un manuale di scrittura creativa, che ricalca le orme di un corso che ha tenuto per una scuola professionale. Ha ottenuto tanti riconoscimenti, alcuni così inaspettati e, proprio per questo, più preziosi». A volte è vero il contrario: nella scrittura lo scrittore si nasconde, sogna, proietta, rivive. Questo nascondimento è il mascheramento di Pirandello. Siamo maschere più o meno folli, al limite freudiano della normalità. Chi è quest’alter ego che sempre ci tormenta? I romanzi di Miriam hanno un lacerante taglio psicologico. L’alter ego sempre ci accompagna, perché in fondo il primo altro è proprio l’io. Dobbiamo sempre, volenti o nolenti, confrontarci con noi stessi. Siamo sempre davanti a noi, come uno specchio, che, se anche venisse frantumato in mille pezzi, ogni minimo brandello rifletterebbe la propria immagine. E il nostro io è, prendendo a prestito un’espressione dei mistici tedeschi, un “abisso di volontà che confina con l’Assoluto”. In questo infinito oceano, ove con leopardiana memoria, è “dolce naufragar”, c’è una parte più chiara ed una più oscura, una radice del male. Ognuno di noi in fondo è tigre-gazzella, come nell’immagine di Miriam. Uccidendo l’altro uccidiamo noi stessi. Ogni omicidio è di per sé suicidio e non solo il contrario. L’abisso della nostra volontà ha un fondo malvagio, non la Volontà dell’Assoluto, come credeva Schelling. Senza scomodare Freud: siamo degli iceberg, la cui parte maggiore è sepolta sotto l’onda di tale abisso. Chi è l’altro io? Ognuno di noi! Risponde: «Di sicuro l’altro io è anche uno sguardo tagliente sulla nostra società. Dove ogni angolo voltato nasconde una sorpresa. O, perché no, potresti essere proprio tu. Tu che stai col naso infilato fra queste righe, pensando: “Ma che accidenti sta blaterando?”».
Tutta la trama del romanzo parte da un caso:
«Il PM alzò la voce. «Come si dichiara?»
«Colpevole».
«Lucas Comaschi è lei l’omicida di queste quattro ragazze e l’aggressore delle altre due?» gli mise davanti le fotografie delle donne uccise e delle due superstiti, snocciolandone i nomi.
«Sì». Non le degnò di uno sguardo».
È uno dei tanti casi di serial killer. La storia di Lucas, deuteragonista del romanzo ci è raccontata dalla vera protagonista: la giornalista Nicla. Nicla è l’alter ego di Miriam, attenta sempre alle esigenze sociali. Nicla si dedica da tempo a seguire tutti i casi di omicidio attribuiti a Lucas e scrive un libro su tutte le vicende legate al serial killer. Si reca più volte nelle carceri ad intervistarlo, sente i parenti delle vittime. Il libro è uno specchio della nostra società: sono riportati personaggi e scene comuni. Tra vittima e carnefice si instaura spesso uno strano rapporto: è lo stesso rapporto di Eros che si configura in Thanatos. La narrativa balleriniana segue il canone naturalistico e quasi neo-positivista, che già aveva caratterizzato le esperienze di un Zola. C’è una venatura di verismo, tutto italiano, di un pessimismo di fondo. Come guarire il male dell’universo? Il male cova nel mondo spirituale e si riflette in quello materiale. Il tema del male sociale va ricollegato inevitabilmente al problema della teodicea: Si Deus est unde malum, si non est unde bonum? Anche in questo romanzo la scrittrice, sempre attenta alle problematiche sociale e psicologiche, cerca di esprimere la realtà in modo oggettivo e impersonale, lasciando la parola al fatto stesso e mettendo in evidenza il degrado e le ingiustizie sociali, senza voler esprimere un giudizio morale a carico degli operatori di iniquità. Spesso i carnefici sono più vittime del male che le stesse vittime. E per quanto si possano ricercare le radici di questo male sociale, nei tralci del determinismo psichico, ci si accorge che esiste anche una trascendenza spirituale dello stesso “male di vivere”. La stessa esistenza è un male, diceva Kierkegaard. Siamo tutti impastati di questa parte oscura, che si manifesta più o meno chiaramente in ogni psiche. La serialità trova spunto nel meccanismo di aggressività primitiva che caratterizzava l’essere animale primitivo nel suo atavico problema di sopravvivenza, di oralità divorante. Curando il male sociale si cura anche quello individuale: questo è il messaggio profondo che Miriam vuole comunicarci.
Vincenzo Capodiferro
L’altro io - (Casa Editrice Kimerik)
Collana: Percorsi
Formato: Brossura
ISBN: 9791254664988
Pagine: 406
Gli scrittori che hanno affrontato la tematica dei serial killer sono parecchi.
A partire dall’antesignano Shane Stevens con Io ti troverò - che fra gli altri ha influenzato James Ellroy e John Connolly - da cui Stephen King ha tratto ispirazione per scrivere La metà oscura, romanzo che sviscera la personalità scissa di Thad Beaumont e di George Stark, la sua metà malata. Si può continuare con Thomas Harris e due suoi libri diventati ormai un culto – Drago Rosso e Il silenzio degli innocenti – con Jeffery Deaver e Il collezionista di ossa o con Marcel Montecino e Croci sul muro, pubblicato da Interno Giallo Mondadori e purtroppo oggi fuori catalogo. O ancora, con James Ellroy e Le strade dell’innocenza. In Italia, esempi illustri sono quelli di Carlo Lucarelli (Almost blue), Claudio Camarca (Ordine pubblico) e Donato Carrisi (L’uomo nel labirinto). Una citazione a parte merita poi American Psycho di Bret Easton Ellis, così cinico e truce da fare invidia all’Anthony Burgess di Un’arancia a orologeria.
In tutti questi casi – a eccezione di American Psycho, nel quale l’assassino seriale si racconta in prima persona – gli autori snodano le loro trame nel percorso di indagine e di caccia del detective di turno, verso la cattura dell’omicida. In L’altro io, invece, l’autrice - tenutaria di questo blog – ci svela da subito l’identità di Lucas, coprotagonista del romanzo insieme a Nicla, la sua antagonista.
La donna, una giovane giornalista e scrittrice in cui viene immediato riconoscere la proiezione autobiografica di Miriam Ballerini, muove la sua ricerca delle motivazioni che spingono al male attraverso il coraggioso confronto con quello che in L’altro io viene definito “il mostro delle lacrime”. Intense le pagine in cui Nicla incontra Lucas in carcere, sembrano riecheggiare i colloqui fra Clarice Sterling e Hannibal Lecter in Il silenzio degli innocenti.
Del vissuto quotidiano di Nicla, divisa fra l’adorato figlio Tommaso, il lavoro e la sua personale indagine, fanno parte anche i rapporti della protagonista con le vittime di Lucas e le relazioni affettive famigliari e amicali intessute dalla donna, attraverso cui l’autrice allarga il nostro sguardo a comprendere fenomeni e comportamenti sociali: il razzismo, il buonismo, il pietismo. E ci riesce con abilità anche attraverso personaggi solo in apparenza secondari, come il barbone Amelio e il suo pupazzo Manlio.
L’altro io è un romanzo teso e vibrante, ma è anche una fotografia della società attuale, una dimensione del resto sempre presente nei libri di Miriam Ballerini. Così come è una costante la ricchezza di paragoni e metafore ispirate al mondo della natura, una cifra stilistica tipica dell’autrice, che in questo a volte mi ricorda Susanna Tamaro.
In perfetto equilibrio fra emozione e ragione, L’altro io è ben risolto anche nella trattazione degli argomenti più “tecnici”. Lo si coglie per esempio nel dialogo fra Nicla e Speranza Loi, una pagina che non ha niente da invidiare a giallisti documentati in patologia criminale e linguaggio scientifico come Patricia Cornwell, Kathy Reichs o Jeffery Deaver.
A differenza di questi scrittori, però – a tratti farraginosi – uno dei meriti di Miriam Ballerini è quello di affrontare aspetti impegnativi con lo stesso stile piano e discorsivo che riserva al resto della narrazione.
L’altro io avvince e coinvolge, ed è insieme un romanzo coraggioso perché ci porta a riflettere sul contatto diretto con la sofferenza – vedi l’esperienza del carcere, che l’autrice ha voluto vivere personalmente – e sul potenziale atteggiamento rivolto alla vendetta che fa parte di ognuno di noi, nel nostro istintivo identificarci con le vittime di crimini.
E infine sul perdono, rarissimo in chi ha subìto violenze. In questo senso, se devo pensare a dei precedenti, gli unici esempi che mi vengono in mente sono quelli della strage di Erba, in cui Carlo Castagna – morto qualche anno fa – ha perso la figlia Raffaella e il nipotino Youssef. O di Giovanni Bachelet, che ha perdonato le Brigate Rosse di avere ucciso suo padre Vittorio, giurista, uomo politico e docente universitario. O ancora di Rosaria Costa, vedova di uno degli agenti di scorta a Giovanni Falcone nella strage di Capaci, che sembra ancora di sentire gridare:
“Io vi perdono, ma voi vi dovete pentire!”.
In definitiva, L’altro io non può che appassionare, perché è un romanzo sul Bene e sul Male, le due grandi forze fra le quali oscilla tutta la nostra esistenza.
Credo non ci sia di meglio che esprimere questo pensiero con le stesse parole usate da Miriam Ballerini, nel rivolgersi al lettore negli intermezzi di questo suo nuovo libro: “Forse siete abituati a leggere di storie in cui i buoni sono buoni, i cattivi sono cattivi; ma io vi racconto di storie di vita. Solo nei libri, appunto, si trovano distinzioni così nette; nella realtà tutti siamo buoni e tutti sappiamo essere cattivi”.
“Nessuno ti rivela che prima o poi ti sporcherai, che qualche volta non ci sarà abbastanza sapone per lavare via la lordura. E di certo nessuno ti dirà mai che è meglio quella macchia che rovina l’insieme, su una superficie pulita, piuttosto di un pavimento su cui, per muoverti, hai bisogno delle pattine per non rovinarlo”.
“Cosa vuoi che vada bene a gente così? Ci sono persone alle quali tasti il polso e trovi solo silenzio”.
“Nella vita reale niente era semplice; le scelte non erano solamente due: bianco o nero? Le nuance fra le quali scegliere erano molteplici. La gente spesso aveva quella visione del mondo semplicistica, di voler etichettare a ogni costo gli altri: questo è bello, questo è brutto. Quello è un drogato, lei una puttana… dare solo il titolo non spiega mai la trama. Solo quando ci si sforza di conoscere le storie degli altri, si dona il senso alla storia intera”.
“Il tavolo accanto al loro venne occupato da un uomo e da una donna. Parlavano di femminicidio. A un certo punto, l’uomo, alzò la voce per farsi sentire bene da tutti i presenti: ‘Certo che, per una donna, è meglio morire per mano di un italiano che non essere violentata da un negrone’. Alcuni, dai tavoli vicini, annuirono. Nicla e una ragazza seduta poco più in là, si fissarono basite. Di fronte a un tale discorso pieno di paradossi, talmente intriso d’ignoranza che fioriva macchie d’umidità sul tessuto su cui veniva ricamata, non c’erano parole. Forse meritava solo il silenzio: quello della morte delle pari opportunità, dell’uguaglianza, dell’umanità. Perché tutto questo, d’un solo colpo, era stato sepolto con poche badilate”.
© Marcello Sgarbi
Marco Salvario
In questo mondo decadente in cui spesso i libri riflettono il nulla di una società dove leggere è troppo faticoso, l'attenzione è esile, la cultura è un lusso inutile, il cervello non va usato per non consumarlo, la realtà è virtuale, il diverso e il fragile sono bersagli contro cui sfogare la propria noia rabbiosa, chi non è connesso 24 ore su 24 è out, i sentimenti sono sciocchezze patetiche, non si sa meditare sulla natura umana, avere valori è anacronistico, in questo mondo e in questa società dove tutto inizia e finisce nell'io, un io arido e pigro che delega all'influencer di turno la propria vita, leggere i libri di Miriam Ballerini apre il cuore e la mente, è come respirare l'ossigeno delle montagne per chi viva tutta la sua vita in città inquinate.
Ovviamente questo vale per chi sa e vuole ancora leggere, fare tesoro dei pensieri, condividendoli o mettendoli in discussione, ma comunque sempre affrontando le tematiche con onestà e saggezza. Miriam Ballerini non scrive per divertire, scrive per riflettere sulla società e su quel maledetto io gonfio di pretese e pregiudizi, che vive dentro ognuno di noi. Un io che ha più sfaccettature, privato e pubblico, bene e male, ma mai bene assoluto o male assoluto.
Voglio svelare pochissimo sulla trama dell'ultima fatica di questa premiatissima scrittrice lariana, L'altro io:
La giovane giornalista Nicla, madre di un figlio concepito quando aveva solo sedici anni e che ha imposto un segno diverso alla sua vita, sta scrivendo un libro su un serial killer, un mostro, e si documenta incontrandolo in carcere e parlando con le famiglie che i suoi delitti hanno devastato. Una sfida dolorosa e pericolosa per la ragazza quella di affrontare un uomo intelligente e spietato, che sa colpire i punti deboli delle persone, mentre lei è sensibile, attenta a cercare di capire e aiutare le persone che incontra, prima su tutte suo figlio Tommaso, poi i suoi genitori, i colleghi, gli uomini che ama, gli inquilini del suo condominio e, ovviamente, le vittime del mostro e il mostro stesso.
La storia di Nicla è un percorso durante il quale Miriam Ballerini ci prende per mano e ci conduce a vedere e vivere con la sua protagonista tanti avvenimenti di cui, con poche differenze, spesso abbiamo avuto anche noi esperienza nella nostra vita reale, perché così sono gli uomini e così è la nostra società. Situazioni davanti alle quali forse abbiamo chiuso gli occhi o, pur tenendoli aperti, non abbiamo voluto e saputo metterci in gioco.
La storia è ambientata tra il 2018 e il 2019, anni tristi di cui molti episodi tragici e violenti sono ricordati nel racconto, ma è storia vera oggi come allora e lo sarà, purtroppo, ancora domani.
Quando si chiuderà L'altro io, dopo essere arrivati all'ultima pagina, e nessuno si fermerà prima di arrivare alla fine, quello che il lettore porterà con sé è la felicità di avere vissuto un'avventura non pirotecnica e gonfia di effetti speciali, ma vera, umana, che lo avrà coinvolto profondamente.
Ho scritto “umana”, e di questa umanità che deve essere il cemento della nostra società, che non è buonismo, che non è utopia, Miriam Ballerini è la scrittrice italiana più impegnata e convincente.
Carissimi,
ho il piacere di informarvi che è uscito il mio nuovo libro
"L''altro io" edito dalla Casa Editrice Kimerik. Può essere acquistato 1) puoi acquistarlo on line sul sito della Casa Editrice: https://www.kimerik.it/Acquistare.asp 2) puoi prenotarlo telefonando al n° telefonico 094121503 3) online con una e-mail a: info@kimerik.it Fra 30 giorni potrà essere ordinato nelle librerie del circuito Kimerik https://www.kimerik.it/Distribuzione.asp A tutti un caro saluto e auguro una buona lettura. Firma Miriam Ballerini |
http://www.historicaedizioni.com/libri/racconti-horror-2023-volume-1/
Una nuova esperienza da aggiungere al mio curriculum: sabato 27 e domenica 28 maggio 2023 ho partecipato come voce narrante saggio della scuola di danza Asd Just Dance di Lomazzo, al teatro di Vighizzolo. Ringrazio per avermi invitata!
Progetto
Disponibile solo su www.amazon.it
Ho poca dimestichezza con il territorio della poesia, mi ci muovo disorientato come un rallysta senza il suo navigatore. Ed è forse questo il motivo per cui sono riuscito ad apprezzare i versi di Miriam Ballerini, la tenutaria di questo blog.
Perché il suo poetare è fatto di immagini semplici e immediate, comprensibili a tutti, osservate con uno sguardo attento al dettaglio ed evocate con tono lieve.
Miriam ci fa vedere quello che scrive e ci coinvolge. Tanto da oltrepassare i limiti imposti dalla pagina per farci provare una commozione sincera, così come ribadisce lei stessa nell’esergo che segue la sua introduzione a questa raccolta, mutuato dallo scrittore Nicholas Sparks: “La poesia non è stata scritta per essere analizzata. Deve ispirarci al di là della ragione, deve commuoverci al di là della comprensione”.
Nella metrica dell’autrice brillano i paragoni e le metafore, quasi sempre legati al mondo della natura, presente molto spesso insieme alle tematiche sociali anche nei suoi racconti e nei suoi romanzi.
Come nella poesia La strada, dove “La tastiera di un pianoforte fa da ponte a una vecchina che attraversa appesa alla borsa”. Sembra di assistere alla scena. E notare il passo lento della donna, così stanco da suscitare un paradosso visivo: è lei ad appendersi alla borsa, non il contrario.
Le similitudini di Progetto, il componimento che dà il titolo alla raccolta, insieme a Come stelo mi ricordano l’antologia di prosa e poesia Come fiori sul ciglio della strada: “O forse siamo girasoli mancati,/coi petali a coprirci lo sguardo,/ che rasenta l’imperfetto del suolo,/anziché spingersi/in alto, a guardia del tuo sguardo?”.
A volte si fanno pittoriche, per esempio quando Miriam scrive: “Lecco il gusto/cioccolato fondente/ della notte./Un lampione piange giallognolo,/tratteggiando il volo nero dei pipistrelli”. E a me sembra di contemplare i contrasti stridenti delle opere vangoghiane Caffè di notte e Campo di grano con volo di corvi.
Le metafore offrono immagini inedite, in particolare nella poesia Papaveri e ancora di più in Cosa rimane, in cui la speranza viene definita un gelato al sole che cola troppo presto su una cialda dolce, ma subito amara, perché finisce, sfinendo la lingua che ancora cerca un gusto scomparso.
Oppure suscitano impressioni uditive, come in Vento: “Uno schianto d’elica/rompe il mosaico del cielo,/intessuto dai voli sottili,/d’ali di passero”. E più avanti: “Mentre uno struscio di foglia,/rinsecchita e rugosa,/ si trascina sulla strada sottostante./E rende sonoro il vento che turbina, fuori e dentro di me”.
Dalla pittura alla letteratura, Nuovo anno provoca rimandi al Diario di Katherine Mansfield ed Eremita a Il barone rampante di Italo Calvino: “La natura non è mai vile/e niente temo nel grembo/della mia capanna sull’albero,/lontana dai tranelli/di un mondo che non oso/più riconoscere come mia patria”.
O ancora sembra echeggiare Dickens, come in Stelle di cartone, dove risplende un’altra metafora: “Se nevicherà avrò almeno una coperta./Candida panna con la quale guarnire/la mia torta al sapore di nulla”.
E non si può non pensare a De André con le poesie dedicate agli ultimi, fra cui spiccano per il loro afflato di umanità Un viaggio senza speranza, L’urlo e Rumeno.
Di umanità, con le sue tensioni e le sue contraddizioni, a volte addirittura disperata, alla deriva, parlano Vuoti a rendere e Matrioska, ma soprattutto Delusione e Clandestini. In Delusione Miriam scrive: “Quante volte ho poggiato su braccia sbagliate,/la mia fiducia; donata vestita a festa,/tornava a casa violata,/a cenci sdrucita./I falsi amici sono come i rifiuti,/ in un bosco,/gli alberi pare respirino,/ma la sporcizia/soffoca il terreno.
E in Clandestini: “Nessuno può impadronirsi/di un mondo in prestito./Siamo affittuari, casomai;/pedine poste a caso/su una scacchiera dove/ogni giorno/la partita cambia giocatori”. In Uomo? L’autrice si spinge a provocare, prendendo a prestito l’undicesimo comandamento, quello non scritto sulle Tavole della Legge ma portato da Gesù con il Nuovo Testamento: “Ama il prossimo tuo come te stesso. Ti ami?”.
L’attenzione di Miriam Ballerini verso la persona, il rispetto per la sua identità e la sua dignità, sono del resto ribaditi anche nella postfazione alla raccolta: “Alla fine è sempre e solo una la parola che ci lega: umanità. Siamo tutti umani, ognuno con le nostre differenze a farci unici e speciali”.
E non può mancare un tributo al proprio mestiere, come si legge in Pensieri vanesi: “Perché la scrittura non mente./Si avvinghia ai fogli e si dà vergine/ a chiunque la voglia leggere./ Non si prostituisce atteggiandosi/all’artista dei bla bla bla”.
Progetto è una prova d’autore matura, che conferma il talento versatile di Miriam Ballerini.
© Marcello Sgarbi