mercoledì 27 gennaio 2021

giovedì 7 gennaio 2021

Recensione a cura di Marco Salvario


Double face: scrittura e scrittore” di Miriam Ballerini

Marco Salvario

Chi compra un libro, lo fa principalmente per due motivi: imparare o divertirsi. “Double face: scrittura e scrittore” può essere scelto per entrambi. È un volume agile, vario, ricco di citazioni, esempi ed esperienze personali dell’autrice, che insegna, fa riflettere, si legge di un fiato come un romanzo e si può rileggere più volte per raccogliere emozioni e consigli nuovi.

Autrice impegnata e pluripremiata, Miriam Ballerini mette su carta le proprie esperienze come insegnante di scrittura creativa e lo fa senza promettere l’impossibile, ma convincendo e motivando il lettore, portandolo a riflettere sulle proprie motivazioni, sul rapporto con i futuri lettori e sulla tecnica di scrittura. Il proposito dell’autrice è dichiarato con chiarezza: “Il corso è una mia creatura per spiegare come si costruisce un libro”, una scommessa coraggiosa e ambiziosa, che arrivati all’ultima pagina, si può considerare vinta.

Un vantaggio di questo libro rispetto ai tanti manuali che circolano, diversi per impostazione e sostanza, è che non presenta tanto un metodo, quanto permette di confrontarsi con una scrittrice vera, nata e cresciuta fuori da una dinamica interna al mondo editoriale, che ha saputo fare e costruire da sola il proprio percorso, mietendo negli anni riconoscimenti e successi.

Giustamente il primo passo che uno scrittore deve compiere, è domandarsi quali messaggi si vuole comunicare al lettore. Scrivere può essere facile, scrivere bene non lo è, e Miriam Ballerini ci insegna molte verità, come a fare attenzione nella scelta delle parole, dei verbi giusti per evitare errori e dare eleganza al proprio stile. A scrivere bene s’impara leggendo, ma la lettura deve essere gestita con intelligenza per essere utile. Il racconto deve essere pianificato e modellato con cura, rifinito in ogni sua fase rispettando i personaggi principali e quelli secondari.

Non mi soffermo oltre sui consigli e sui metodi, riportati in nove lezioni, che ogni lettore personalizzerà seguendo la propria sensibilità, i propri gusti e la propria pazienza. Lezioni e non capitoli, perché si sente che si tratta di lezioni vere, pubbliche, tenute con lo scrupolo e la preoccupazione di informare, di aiutare a memorizzare i concetti con esempi e aneddoti talora amari ma tratti dalla vita vissuta, e soprattutto di non annoiare mai.

Alla fine “Double face” si dimostra un libro prezioso per tutti coloro che, anche non aspiranti scrittori, sentono il fascino quasi magico e la meraviglia di quei “simboli neri su sfondo bianco”, che permettono agli uomini di fermare per sempre parole, pensieri e storie, senza lasciarle svanire nell’oblio.


 

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martedì 5 gennaio 2021

Double face: scrittura e scrittore a cura di Marcello Sgarbi

  


Double face: scrittura e scrittore

Miriam Ballerini


Fin dall’esergo sono stato particolarmente attratto e coinvolto da questa nuova prova letteraria – un po' saggio un po' racconto autobiografico - di Miriam Ballerini.

È di William Somerset Maugham: “Uno scrittore non scrive soltanto quando è a tavolino, scrive tutto il giorno, quando pensa, quando legge, quando fa esperienza immagazzina ogni sensazione, ogni persona che incontra. Scrive quando fa colazione. Scrive quando fa l’amore. Un lavoro a tempo pieno”. La citazione mi ha colpito perché è praticamente l’estensione del pensiero di un altro grande autore, Joseph Conrad, che amo molto e che dice: Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?”. L’incessante rapporto di Miriam con i libri e la scrittura scaturisce con forza anche dalle pagine di “Double face: scrittura e scrittore”. Volumi di manualistica o saggistica sull’argomento ne sono stati scritti tanti. Personalmente ho apprezzato fra gli altri il “Ricettario di scrittura creativa” di Stefano Brugnolo e Giulio Mozzi, Lezioni di letteratura” di Vladimir Nabokov, “On writing” di Stephen King o la collana “La scuola del racconto” curata da Guido Conti. Ma fra quelli che ho letto, nessuno è mai stato così completo e nello stesso tempo così semplice come Miriam Ballerini in quest’opera. “Double face” è uno specchio, che ci aiuta a conoscere e scoprire un’autrice riflessa nelle proprie pagine. Da un lato precisa e chiara nello stilare concetti cardine della scrittura, come questi: Noi dobbiamo essere in grado di scrivere cose già dette e ridette con parole e modi nuovi”. Oppure: “Dobbiamo cominciare col chiederci che cosa vogliamo trasmettere al lettore”. O ancora: “Dobbiamo chiederci sempre che cosa vogliamo comunicare con ciò che scriviamo”. Esaustiva nell’affrontare e strutturare argomenti chiave fra cui la stilistica, la descrizione dei personaggi e degli ambienti, la trama o i dialoghi (tutti capitoli da leggere con estrema attenzione). Dall’altra parte dello specchio, invece, c’è la Miriam che è – scusate il gioco di parole – un libro aperto”. Con sincerità, semplicità e spontaneità – uno stile “knowing but nonchalance”, di basso profilo ma di grande contenuto – attraverso la sua storia ci fa capire quanto sia impegnativo scrivere. E fra le righe, quanto uno scrittore sia prima di tutto un grande lettore. Perché per educare la penna bisogna prima esercitare l’”orecchio interno”, così come per disegnare, dipingere o fotografare è indispensabile sapere osservare. O per cantare e suonare, abituarsi ad ascoltare.


© Marcello Sgarbi