domenica 11 dicembre 2022

“Progetto” di Miriam Ballerini a cura di Marco Salvario

 Grazie a Marco Salvario.


Progetto” di Miriam Ballerini

Marco Salvario

Che cosa cerchiamo, quando prendiamo tra le mani un libro di poesia? La risposta più ovvia è: poesia!

Miriam Ballerini, lariana, scrittrice impegnata, pluripremiata per i suoi romanzi, per i suoi racconti e per le sue opere in versi, sembra mettere le mani avanti scrivendo, nella breve introduzione di dieci righe che presenta il suo ultimo libro ”Progetto”, di non essersi mai reputata una poetessa.

Eppure, già alla lettura della prima opera, proprio quella che dà il titolo all'antologia, non possiamo che porci una domanda: chi, se non un poeta, può rivolgersi con tanta franchezza a Dio, per chiedergli conto di quello che abbiamo fatto al nostro mondo dolente e straziato, mostrandoglielo “strappando le nuvole” ed esclamando: “Era proprio questo / che volevi?”. Dialogo con Dio e soprattutto con gli uomini, perché gli aggettivi che descrivono gli “insetti piccoli” che siamo noi sulla Terra, “falsi, invidiosi, / lucrosi”, sono una condanna severa che non può ricadere su di Lui, ma che pesa inesorabile su noi stessi; non possiamo che arrossire e abbassare lo sguardo a terra. Uno sguardo che non possiamo rialzare neppure leggendo i versi della seconda lirica: “Cosa faresti se ti dicessi / che tutti siamo clandestini?”.

Poesia è parlare, raccontare, ricordare, chiedere, non nascondere mai la verità. E Miriam parla, si rivolge agli uomini e alla natura; si confida con il ruscello, “Non ti stanchi mai / di farti guardare?”, con la strada, con i suoni della notte, con il vento, però alla fine si rivolge a loro per ammonire noi tutti, ingabbiati nelle catene della nostra vanità, della nostra superbia, del nostro egoismo, della nostra ipocrisia, tanto che sorge quasi inarrestabile l'impulso di ribellarsi, di alzarsi, di urlare: “No, io non sono così!”. Eppure, il grido si strozza e la coscienza accusa: “Sì, anche tu, come gli altri uomini.”

Un'opera che mi ha particolarmente colpito è: “Uno di voi”. La figura dell'uomo alcolizzato è tracciata in poche frasi , eppure non manca la preghiera, l'esortazione o forse solo la disillusa speranza di una redenzione, ancorata proprio nel cuore della poesia: “Vorrei fossi forte, / tanto da sollevare lo sguardo / dalle pozze di vomito.”

Quanta rabbia e quanto disincanto nei versi, eppure la speranza non è mai spenta del tutto, non cede alla rassegnazione. Le persone possono essere migliori, il mondo più giusto e felice. O forse no.

Al termine di molte poesie, spesso compare l'elenco dei premi che l'opera ha collezionato, e il lettore sincero non può che capire subito il perché dei riconoscimenti. Che grande capacità hanno gli occhi di Miriam per leggere negli uomini e per contemplare la natura, per vivere il passato e il presente con una lucidità a volte tagliente e a volte così dolce e innamorata della vita, da fare davvero pensare: “Come sarebbe bello potere vedere il mondo con quegli stessi occhi!”.

Non ha vinto premi, probabilmente perché non ha ancora partecipato a concorsi, quella che è la mia poesia preferita: “Come stelo”. Riporto solamente il finale:

“Così, io proseguo / con addosso le mie cicatrici, / che non m’uccidono: / m’insegnano.”

“Progetto” è un'opera composta da più di sessanta gemme, che emozionano, turbano, fanno riflettere; un libro che si deve tenere vicino ogni giorno, da leggere e rileggere senza mai stancarsi.




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